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Ricci!

Ricci

Il riccio di mare è simile ad una cassaforte. Una difesa ineccepibile all’esterno con tanto di spine che possono pungere, provocando dolore e bruciore e che custodiscono uno scrigno di sapori all’interno.
Il riccio di mare (P. lividus) è spesso oggetto di un equivoco di classificazione scientifica, infatti i profani ne distinguono il sesso in base al colore. Il colore bruno-viola per la femmina e il nero per il maschio. Tuttavia pur essendo quelli bruno-viola a contenere le ben note sacche ovipare “commestibili”, quello nero non è il maschio di P. Lividus ma un riccio di mare a sé stante, classificato come Arbacia lixula, quindi totalmente diverso. Le sacche ovipare ovvero le uova possono essere mangiate crude o passate velocemente in padella. Considerando che la preparazione d’eccellenza del riccio di mare è “la crudità”, mangiando le uova direttamente nell’animale spaccato o aggiungendole fresche negli spaghetti, occorre rivolgersi sempre al pescatore di fiducia.
In Sardegna la raccolta e il relativo consumo è possibile fra i mesi di novembre e aprile per non compromettere la loro riproduzione. Il periodo migliore dell’anno in cui gustarle è l’inverno (gennaio – febbraio), periodo in cui hanno il massimo di sapidità. Le uova di riccio contengono un ottimo quantitativo di proteine ad alto valore biologico e di grassi essenziali, anche vitamine e sali minerali sono contenuti in percentuali più che buone.

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